Dal ’20° rapporto sulla mobilità degli italiani’, Isfort, 2023:
Tra gli stereotipi più diffusi che condizionano la lettura e l’idea dei fenomeni di mobilità in Italia, un posto rilevante è senz’altro da assegnare all’immagine che il trasporto “che conta” sia quello di media e lunga percorrenza, servito dalle grandi reti infrastrutturali: i treni ad alta velocità, gli aerei, le grandi navi, i Tir che coprono le lunghe distanze, le autostrade ecc. Negli ultimi anni i crescenti problemi di inquinamento, congestione e vivibilità delle aree urbane ha in parte ricentrato il focus sui comportamenti minuti e frammentati della mobilità urbana. Ma appunto in chiave di problemi da risolvere più che di peso nel mercato.
In verità tutti i dati suggeriscono che la mobilità è un fenomeno eminentemente locale, di corto raggio, dal momento che la maggior parte dei flussi di traffico attivati non si dispiega sulle reti lunghe, bensì su scale dimensionali circoscritte, per coprire distanze corte o addirittura ridottissime, con impieghi di tempo relativamente contenuti.
Al contrario di quello che sostengono o si immaginano molte persone, la maggior parte degli spostamenti si svolgono in ambito locale, per distanze piccole: oltre il 70% degli italiani si muove quotidianamente nell’ambito dei 10 km. [Nota per i cavillatori: non vuol dire che tutti, quando si spostano, fanno 9,9 km: vuol dire che il 70% degli italiani compie spostamenti quotidiani di 1, 2, 3, 5, 10 km, molti dei quali potrebbero essere agevolmente fatti a piedi, in bici o con i mezzi.]
Purtroppo, per molti di questi spostamenti, gli italiani scelgono l’automobile, il veicolo più ingombrante, costoso ed energivoro in proporzione alle persone trasportate. Non dipende dal fatto che sono tutti invalidi, hanno un parente da accompagnare all’ospedale o devono trasportare un pianoforte: dipende da politiche pubbliche di mobilità e urbanistiche che per decenni hanno privilegiato l’automobile come principale mezzo di trasporto privato, trascurando sia i mezzi pubblici, sia gli altri importantissimi mezzi di trasporto privati:
- la bicicletta e gli altri velocipedi
- andare a piedi
- i mezzi elettrici per invalidi
Questo equivoco capzioso per cui la mobilità privata è solo l’automobile comporta gravi danni per le città e per gli italiani:
- più traffico e congestione
- più inquinamento
- più ore perse nel traffico
- peggiore salute pubblica (usare di più l’auto è correlato con sovrappeso, obesità, malattie metaboliche, malattie cardiovascolari)
E tutto questo, in Italia, dipende principalmente da cattive politiche pubbliche, non da presunti problemi ‘culturali’. È perfettamente possibile andare di più a piedi e in bicicletta: a Copenhagen e Amsterdam oltre il 60% dei cittadini usa la bici tutti i giorni per andare al lavoro o a scuola. A Tokyo il 70% dei cittadini usa la bici almeno una volta alla settimana, il 15% tutti i giorni. Nella Silicon Valley circa il 10% dei dipendenti di Google usa la bici per andare al lavoro.
Occorre però fare meno strade e parcheggi, e più marciapiedi e piste ciclabili. ◆
Qui un approfondimento di Bikeitalia sul rapporto Isfort: Gli italiani si spostano sempre più in auto (e troppo poco in bici).
Qui un approfondimento sugli spostamenti urbani ed extraurbani in Italia e altri paesi: È vera la leggenda che ‘tutti’ lavorano lontanissimo da casa? No. Solo una minoranza [dati Istat, Isfort, Roma Mobilità, Datamobility, Go Mobility, Regione Lombardia, Censis, e internazionali]
Qui l’intero rapporto Isfort 2023 in formato pdf: